Barrafranca (EN). Per gli storici il 14, per l’anagrafe il 16 giugno 2015 ricorre il 110° anniversario della morte del Commendatore Benedetto Giordano, sindaco di Barrafranca dal 1882 al 1902. Per far conoscere, soprattutto ai giovani, la figura di quest’uomo che rappresenta un tassello importante della storia del nostro paese, ne tracceremo una breve biografia.
Benedetto Giordano nacque a Barrafranca il 25 gennaio 1842, da Angelo e da Giuseppina Li Gotti. Laureatosi in Medicina, esercitò la professione di medico chirurgo, che continuò a titolo gratuito anche durante il suo mandato di Sindaco. Si sposò con Marianna Russo (1852-1900), appartenente alla famiglia Russo Lombardo, originaria di Gela (CL). Bella ed educata, morì giovane, lasciando il Commendatore senza figli. Per questo egli allevò la nipote Giovanna, o Giovannina come tutti la conoscevano, figlia di Giovanni Giordano e Marianna Vasapolli, come una figlia.
Dal Regio Governo fu nominato sindaco di Barrafranca il 01/07/1882, carica che ricoprì fono al 19/08/1902. Oltre all’ attività politica che svolse fino alla fine, il Commendatore fu anche un uomo impegnato socialmente: esercitò la professione di medico gratuitamente; fu presidente della “Congregazione di Carità” o “Circolo di Beneficenza” fondata nel 1891; regio delegato per la ricostituzione del Collegio di Maria e per il regolare funzionamento della Pia Opera “Legato Bongiovì”; socio del “Casino dei Civili”, l’attuale “Circolo dei Civili” fondato nel 1874. Fu insignito nel 1890 della croce di “SS. Maurizio e Lorenzo”; nel 1896 nominato ufficiale della Corona d’Italia e nel 1897 ricevette una pergamena dal Vice Re di Sicilia in cui si lodava il sindaco di Barrafranca Cav. Uff. Benedetto Giordano per la sua opera. Ottenne dal Comune di Barrafranca, nella veste del vice segretario Pasquale Guarnieri, in data 24 aprile 1898 una pergamena come riconoscimento per la sua attività di amministratore.
Nel suo “Dizionario illustrato dei comuni siciliani” Francesco Nicotra scrive che, durante l’amministrazione Giordano, furono lastricate numerose strade, furono costruiti due lavatoi pubblici, fu abolita la tassa sul focatico. Nel libro di Salvatore Vaiana “Una storia siciliana fra ottocento e novecento” si legge che, durante la sua amministrazione, il comune si appropriò di alcuni fatiscenti edifici come “U Cappidduni” ossia la vecchia chiesa Madre, sita in piazza Fratelli Messina; il Monastero di San Benedetto e “i Putieddi”. In riferimento alla vecchia chiesa Madre, il Commendatore, in qualità di sindaco, nel novembre 1883 fece eseguire al perito urbano Calogero Scarpulla una perizia sui costi di restauro della vecchia chiesa. Ufficialmente il restauro che non fu eseguito per l’esosità dell’operazione. Come tutti gli uomini di potere, il Giordano ebbe nemici e avversari politici come i sacerdoti Benedetto e Raffaele Vasapolli e l’avvocato Luigi Bonfirraro, appartenenti al gruppo politico dei “Casciniani” ossia i seguaci dell’onorevole Cascino, mentre il Giordano apparteneva al gruppo dell’onorevole Luigi Marescalchi Gravina, di Piazza Armerina. Tanto il Commendatore era stimato dall’onorevole che, dopo la sconfitta alle elezioni amministrative del luglio 1902 a favore dell’avvocato Luigi Bonfirraro, lo fece nominare “Consigliere” provinciale, con piena facoltà di sciogliere, in caso di mal governo, il consiglio comunale di Barrafranca. Motivo questo che spinse il no-sindaco Bonfirraro a scagliarsi contro il Commendatore. Sempre il Vaiana scrive: «Nel corso del 1901, stando alle testimonianze della fase istruttoria del delitto Giordano, per ben due volte i fratelli Vasapolli avrebbero cercato di assodare un killer per uccidere il Giordano. Prima provarono con un loro dipendente, Salvatore Privitello, promettendogli la lauta ricompensa di 2.000 lire e la garanzia dell’impunità in caso di arresto. Una seconda volta i Vasapolli tentarono invano di assoldare un certo Luigi Di Santo che, con lo stesso compenso di 2.000 lire doveva eliminare il “capo partito opposto dell’Amministrazione comunale”…».
Alcuni dissapori il Cavaliere li ebbe con Giuseppe Salamone, conosciuto come “Miuzzu” (1875–1948), figlio di Angelo e Liboria Bonincontro. Tante le vicende narrate, tante le storie inventate e non, ma la conclusione fu delle più disastrose. Esasperato dai dissidi con il Commendatore e istigato dal clan Vasapolli-Bonfirraro, la sera del 14 giugno 1905 (per dovere di cronaca riportiamo quello che, in un registro comunale dell’epoca, si legge: “Anno millenovecentocinque giorno sedici giugno il sindaco avv. Luigi Bonfirarro riceve dal P.S. la notizia della morte di Benedetto Giordano, fu di Angelo…”), davanti al portone di casa Giordano, il Salamone sparò al Commendatore, uccidendolo. Il 20 giugno 1905 furono spiccati i mandati di cattura, come mandanti dell’omicidio Giordano, ai fratelli Luigi e Angelo Bonfirraro e i sacerdoti Benedetto e Raffaele Vasapolli, resi esecutivi il 22 giugno. Il Salamone, dopo due anni di latitanza, fu arrestato la notte del 22 aprile 1907. Dopo lunghi processi, prima a Caltanissetta, poi a Perugia tenutesi da gennaio a marzo 1908 il Salamone fu condannato a 30 anni di reclusione. In appello, a Perugia, la condanna a 30 anni fu convalidata per l’omicidio del campiere di Valguarnera (EN) Gioacchino Mannì, mentre i fratelli Vasapolli e Bonfirraro, già scagionati dal Salamone dall’ accusa di mandanti dell’omicidio, furono assolti.
Rita Bevilacqua