PIETRAPERZIA. Il Calendario “I Luoghi e i Segni”. mese di ottobre 2022. “La Bellezza Perduta”.

PIETRAPERZIA. Il Calendario “I Luoghi e i Segni”. mese di ottobre 2022. “La Bellezza Perduta”.

- in Pietraperzia

Utilizza queste parole – “La Bellezza Perduta” – l’architetto Armando Laurella nel commentare la tavola di ottobre 2022 del calendario “I Luoghi e i Segni”. “La Bellezza Perduta” si riferisce a due furti di altrettante opere d’arte: un dipinto del Caravaggio (“La Natività con i santi Lorenzo e Francesco”) che era custodito nell’Oratorio di San Lorenzo di Palermo. Il secondo furto riguarda le 4 cariatidi che reggevano il sarcofago, un monumento sepolcrale della Famiglia Barresi e che era custodito all’ingresso della navata centrale della Chiesa Madre di Pietraperzia. L’architetto Armando Laurella, a proposito di questi due capolavori, scrive: “Queste due storie hanno in comune (come con altre simili) il tristissimo destino dei furti di opere d’arte e ci parlano di quello che non abbiamo saputo proteggere”. “La prima storia, più famosa, – scrive ancora Armando Laurella – riguarda un furto leggendario che la stessa FBI colloca tra i più importanti furti d’arte della storia. Nella notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969, durante un violento temporale, a Palermo, i ladri entrano indisturbati nell’Oratorio di San Lorenzo e si impossessano di un dipinto che era lì da 400 anni. Il dipinto era una delle opere più belle del Caravaggio, una Natività con i santi Lorenzo e Francesco. “Oggi nell’Oratorio – aggiunge Armando Laurella -, fra i meravigliosi stucchi del Serpotta, si trova una copia (ben fatta) del dipinto nel posto dove si trovava l’originale di cui si sono perse le tracce”. “Come si sono perse le tracce – dice ancora l’architettoLaurella – della 4 cariatidi che reggevano il Sarcofago di un monumento sepolcrale della famiglia Barresi all’interno della chiesa madre di Pietraperzia. Non si tratta di un monumento sepolcrale qualsiasi ma di una preziosa opera di Antonello Gagini che gli venne commissionata dal Marchese Matteo Barresi “dominus” del Castello e delle terre di Pietraperzia nei primi decenni del XVI secolo. Le 4 statue rappresentavano i simboli delle virtù di Casa Barresi: la MEDICINA, LA giustizia, la SCIENZA E LA CARITÀ”. “Le 4 fotografie che hanno preso malinconicamente il posto – aggiunge Armando Laurella – delle statue trafugate ci mostrano le raffinate figure plastiche (degne della migliore scuola rinascimentale siciliana) nell’atteggiamento e con i segni delle allegorie che rappresentano. La MEDICINA tiene con la destra un calice e con la sinistra stringe il collo ad un serpente ; la GIUSTIZIA regge una spada ed il globo; la SCIENZA tiene una pergamena arrotolata; la CARITÀ versa nell’anfora il liquido della donazione generosa”. l’architetto Armando Laurella scrive ancora: “I due furti scontano la colpevole negligenza di chi avrebbe dovuto vigilare su quelle opere del genio. Ma c’è una differenza tra il portare via una tela dalla sua cornice ritagliando i bordi con un comune taglierino, arrotolare il dipinto e dileguarsi nella notte, come avvenne con il Caravaggio, e l’operazione più complicata di asportare 4 pesanti statue staccandole dal supporto marmoreo a cui erano attaccate da secoli, come nel caso del Mausoleo del Gagini. Probabilmente, nel caso di Pietraperzia, non basta la sola negligenza a spiegare come siano andate veramente le cose”. Armando Laurella scrive ancora: “La mia ricostruzione grafica mostra un gruppo di visitatori, magari degli studiosi, intenti a contemplare il Mausoleo del Gagini prima del furto ed il vicino sarcofago di prezioso marmo che contiene le spoglie di Dorotea Barresi”. Armando Laurella aggiunge: “Quest’ultima opera, di cui non conosciamo l’autore, può essere paragonata a quelle consimili di Federico II e Costanza D’Altavilla che si trovano nel Duomo di Palermo alle quali non è seconda”. E conclude: “I furti di cui ci si è occupati non sono solo sottrazione di beni che appartengono al godimento di tutti ma sono l’impietoso racconto di quello che non siamo stati in grado di proteggere”. GAETANO MILINO

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