Siciliani e Sicilianità- “Luni santu, Marti santu…” l’antica orazione-scongiuro dei ciarmavermi siciliani.

Siciliani e Sicilianità- “Luni santu, Marti santu…” l’antica orazione-scongiuro dei ciarmavermi siciliani.

Nel variegato panorama delle orazioni e degli scongiuri recitati dai “ciarmavermi siciliani” (tagliatore dei vermi intestinali), il più conosciuto è quello che l’antropologo siciliano Giuseppe Pitrè chiama “Scongiuro della Settimana Santa”. Nel saggio “Medicina popolare siciliana” Pitrè definisce la credenza e la pratica del taglio dei vermi “verminazione” e le persone che la praticano sono chiamati “ciarmavermi”, termine che deriva da “ciarmare” ossia “affascinare, ammaliare”, individuando così l’azione di curare il male.

Nella cultura popolare contadina quando un bimbo aveva prurito nella zona anale o piangeva sempre o soffriva di mal di pancia, le mamme di una volta dicevano “Ha il verme nella pancia”. La frase stava ad indicare, in modo figurato, che il dolore traeva origine da parassiti intestinali, chiamati in medicina “ossiuri”. Sono dei parassiti di forma affusolata e di colore bianco/avorio diffusi soprattutto tra i più piccoli. Il primo sintomo è quello del prurito nella zona anale, associato al mal di pancia persistente.

Ossiuri (foto web)

Per le ciarmavermi siciliani la causa è “Nu scantu” ossia uno spavento improvviso. Le persone più colpite sono quelle più deboli, come i bambini e le donne. A tal proposito Pitrè scrive: <<Questi vermi hanno la loro sede in un dato posto degli intestini e si raccolgono e aggomitolano insieme in forma di ciambella, detta “cuddura di lì vermi”>>. Affinché la pratica si svolga in modo corretto, la ciarmavermi e il bambino debbono essere a digiuno. Il digiuno è una pratica comune a tutte le religioni o riti propiziatori, perché rende il corpo e l’anima puri, non contaminati da agenti esterni. Oltre all’ orazione- scongiuro, la guaritrice utilizza alcuni strumenti, come uno spicchio d’aglio, dell’olio d’oliva, una tazzina da caffè, una bacinella piena d’acqua e uno spago. La mano da utilizzare è quella sinistra perché, come scrive Giuseppe Bonomo in Scongiuri del Popolo Siciliano, <<la magia ama fare il contrario della Religione e della vita sociale. Bisogna pure tener presente che l’inversione dei gesti, delle azioni, delle parole è una delle forze della magia>>.

Ciarmavermi (foto web)

Passiamo al rito vero e proprio. Si prende una tazzina di caffè, si schiaccia all’interno uno spicchio d’aglio e si aggiunge olio d’oliva crudo. Poi si sporca un po’ il bordo della tazzina e si tiene in mano. Per iniziare si fa il segno della croce, si recita il Padre Nostro e si ripete “Luni santu, Marti santu, Mircuri santu, Juvi santu, Venniri santu, Sabatu santu, a Duminica di Pasqua u vermi ‘nterra casca.” Al termine dell’orazione con la mano sinistra si fa il segno della croce in direzione dell’ombelico del paziente. Si prende la tazzina, si capovolge sull’ombelico e si continua con lo scongiuro. Se ci sono veramente i vermi la tazzina si attacca all’ombelico, altrimenti rimane staccata. Se i vermi non ci sono, non si attacca, si stacca subito. 

A Barrafranca (EN) la guaritrice A. B. (per la privacy citiamo solo le iniziali del nome) intervistata dalla scrivente, utilizzava un procedimento più lungo: dopo aver fatto sdraiare il paziente con la pancia scoperta, prendeva dell’olio di oliva, ciarmato per l’occasione (ossia reso atto alla guarnizione mediante particolari pratiche che solo la guaritrice conosce) e inizia con il pollice, l’indice e il medio della mano destra, uno per volta, e dà piccoli tocchi di polpastrelli unti di olio sulla pancia, partendo dall’ombelico e poi tutto attorno. Terminato il procedimento con la mano destra, si ripete il tutto con la mano sinistra. Alla fine, la guaritrice fa un segno della croce con la mano sinistra. Il rito si deve ripetere per un totale di 3 giorni. La domenica successiva la ciarmavermi fa ritornare il paziente per controllare, attraverso un altro rito, se i vermi sono veramente scomparsi. Si prende un grosso filo di cotone, che usavano le nonne per cucire, e una bacinella piena d’acqua. Si prende il filo e si misura la lunghezza del corpo del pazienta, a partire dalla punta del pollice della mano sinistra e, attraversando tutto il corpo, fino al pollice della mano destra. Si continua misurando dalla testa fino alla punta dei piedi e dal femore destro e sinistro fino alla punta dei piedi. Poi il filo veniva raccolto tra il dito indice e il dito medio della mano sinistra (le dita debbono rimanere separati) e viene tagliato a pezzetti e buttato nella bacinella piena d’acqua. Se i pezzetti vanno a fondo vuol dire che i vermi sono moti. Se alcuni pezzetti rimanevano a galla, contorcendosi, non tutti i vermi sono morti e bisogna rifare la pratica.

Ritornando allo scongiuro, l’invocazione contenuta in esso è indirizzata alla Settimana Santa che, nella sua sacralità, diventa veicolo di guarigione. <<Si invocano sette dimensioni potenti, sette entità che i questa parte dell’orazione sono caratterizzate soltanto al loro legame col tempo, col numero e col sacro>> scrive Mannella nel suo saggio “Il sussurro magico”. I sette giorni della settimana nella connotazione di “santi” perdono il loro valore temporale per assumere quello della sacralità. Sempre dal Mannella apprendiamo che la cifra sette rappresenta la sintesi del tempo con il sacro: sette è la somma di tre, che rappresenta il divino e di quattro che rappresenta il tempo (quattro sono le stagioni, le fasi lunari, etc.). L’invocazione del ricordo ciclico della passione, morte e resurrezione di Cristo, della vittoria della vita sulla morte, permette al guaritore di eliminare il male. Come in tutte le pratiche popolari, anche in questa si mescolano sacro e profano, conoscenze arcaiche acquisite con una ciclicità gestuale che, per essere efficace, ha bisogno di un richiamo autorevole come il ricorso alle preghiere sacre.

FONTI: Giuseppe Pitrè, “Medicina popolare siciliana, volume unico, 1896; Roberto Martorana, L’uso della Mano Sinistra in alcuni Scongiuri popolari, pubblicato in www.academia.edu; “Verba et incantamenta carminum. Sulla medicina popolare siciliana” di Gian Mauro Sales Pandolfini, pubblicato il 1° gennaio 2018 in DIALOGHI MEDITTERRANEI, periodico bimestrale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo (TR); Pier Luigi Josè Mannella, Il sussurro magico. Scongiuri, malesseri e orizzonti cerimoniali in Sicilia, Edizioni Museo Pasqualino, Palermo 2015 Studi e materiali per la storia della cultura popolare Edizione storica n. 27; fonti orali tra cui l’intervista di Rita Bevilacqua alla guaritrice A. B. di Barrafranca (EN). FOTO: pagina facebook “Preghiere e scongiuri popolari siciliani”; sito web DIALOGHI MEDITTERRANEI, periodico bimestrale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo (TR).  (Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA

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