Diversi gli annunci funebri tra cui quello di sindaco, assessori e consiglieri di “Ricostruiamo Pietraperzia”. Altri manifesti funebri quelli della “Pia Unione Primaria Santa Rita” di Pietraperzia, della Associazione “Sentinelle di Corte” di Pietraperzia e delle quattro confraternite cittadine “Maria Santissima del Soccorso”, “Preziosissimo Sangue di Cristo”, “Maria Santissima del Rosario” e “Maria Santissima Addolorata”. Don Filippo Marotta è morto nella mattinata di mercoledì 8 novembre 2023. Nella serata dello stesso giorno, veglia di preghiera presieduta da monsignor Rosario Gisana, vescovo della diocesi di Piazza Armerina. Presente don Osvaldo Brugnone, parroco della Madrice e vicario foraneo di Pietraperzia. Al termine delle preghiere, il presule ha invitato, quanti lo desiderassero, a dare una testimonianza sulla vita e sulla figura di don Filippo. Nella mattinata di giovedì 9 novembre 2023 alle ore 11,00 la salma di don Filippo è stata accompagnata alla Madrice per tributargli gli omaggi. Il feretro collocato per terra ai piedi del transetto. Nella chiesa Madre sono arrivati il vescovo delle diocesi armerina monsignor Rosario Gisana e numerosi presbiteri della stessa. La messa esequiale presieduta dallo stesso presule e concelebrata dal clero presente in chiesa. Ad accompagnare la celebrazione eucaristica il coro parrocchiale. L’inizio del rito funebre alle ore 15,30 in punto. All’inizio della celebrazione, don Giovanni Bongiovanni – parroco di “Santa Maria di Gesù” e rettore del santuario “Maria Santissima della Cava” – ha illustrato la figura di don Filippo Marotta che lui ha conosciuto molto bene. Padre Bongiovanni ha poi detto che don Filippo, nonostante abitasse ad Enna, non si è dimenticato mai di Pietraperzia a cui era molto legato. Padre Bongiovanni ha poi dato alcune notizie sulla vita e su quanto fatto da Padre Marotta. Monsignor Rosario Gisana, all’omelia, ha illustrato la figura di Don Filippo Marotta come un apostolo e annunziatore del vangelo, molto dedito e ferreo nell’annunzio della parola di Dio. Il vescovo ha poi ricordato come Padre Marotta abbia dedicato la sua vita ad Enna come parroco. Monsignor Gisana ha ricordato anche come don Filippo Marotta fosse rientrato a Pietraperzia perché voleva dare ancora una mano di aiuto per quanto riguarda le tradizioni, la cultura. il presule ha poi ricordato come il sacerdozio di don Filippo sia stato indispensabile per la comunità. Lui si è donato e si è consegnato alla comunità stessa. Don Filippo non mancava mai dalla parrocchia. Il vescovo ha delineato la figura ideale del ministero sacerdotale oggi. A volte, noi, impelagati in tante cose, veniamo meno al nostro dovere. Monsignor Rosario Gisana non ha dimenticato di citare il museo etno-antropologico di Pietraperzia che Padre Marotta aveva avviato, Al termine della celebrazione eucaristica, l’encomio e il trisagio recitato daI Padri di religione ortodossa Michele Santagati e Padre Ivan Tynchyshyn, entrambi del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, Archidiocesi d’Italia, Calabria, Seminara e Palmi. . Subito dopo, l’intervento di un fedele della parrocchia “San Tommaso Apostolo” di Enna che ha illustrato la figura di don Filippo Marotta e le sue numerose opere tra cui l’avvio del progetto per fare conoscere Sant’Elia di Enna. Ed ha concluso: “Nostro Signore ti accolga in cielo per tutto quanto da te fatto. Subito dopo, Vincenzo Di Gloria, nipote del defunto, ha dato lettura – a nome personale e dei familiari di don Filippo Marotta – di un discorso molto commovente. Vincenzo, in alcuni passaggi del suo discorso, ha mostrato la sua commozione. Questo il messaggio: “Si dice che una persona riveli se stessa, la parte più intima del suo essere, nei momenti peggiori e burrascosi della propria esistenza. Caro zio, nel tuo caso non c’era proprio nulla da rivelare”. “La tua vita vissuta – ha continuato Vincenzo Di Gloria – ci ha sempre raccontato, prima ancora che da fratello, zio e cognato, chi era Padre Marotta; sì, perché la tua vocazione ha sempre permeato ogni singolo atto, gesto e progetto della tua vita; finanche alla tua morte. Essa, come ultimo atto della tua esistenza terrena, è tra la più grande testimonianza di fede che potessi lasciare: a noi cari, a tutti coloro che ti hanno stimato e voluto bene, a tutta la comunità parrocchiale, che, per decenni, hai seguito con abnegazione e anche a chi ti ha semplicemente conosciuto. Ti sei ammalato, chiddu ca voli un Siggnuruzzu, mi ripetevi, nel tuo amato dialetto, con quel sorriso che tanto sapeva di beffa, per chi non poteva comprendere e sentire, come facevi tu, ciò che sentivi più”. “Grazie zio – ha continuato Vincenzo Di Gloria – per avermi dato il privilegio di assisterti in queste ultime settimane, grazie per avermi aiutato a consolidare la convinzione delle necessità della morte, in un’epoca in cui questa viene talvolta negata o vissuta unicamente nella sua umana tragicità. Tu mi ricordi che si può guardare alla morte senza disperazione, non soltanto alla luce della Cristiania convinzione della risurrezione in Dio, ma come momento necessario che faccia acquisire significato e vigore a quel breve passaggio terreno che noi chiamiamo vita. Senza la morte, la vita perderebbe il suo straordinario dinamismo – imprevedibile appunto – la sua eccezionalità”. Vincenzo Di Gloria ha continuato: “La vita è dunque vita solo dinnanzi alla morte. Se non teniamo bene questo a mente, la nostra non potrà mai essere una vita vissuta pienamente, una vita degna di tale nome. Che senso ha aggrapparsi alla vita talvolta con disperazione, senza che si abbia contezza del significato della vita? Tu, zio, tutto ciò lo avevi compreso perfettamente. Da uomo di fede”. Il nipote di don Filippo Marotta ha detto ancora: “Sei sempre stato consapevole della caducità della vita e, pertanto, della sua straordinarietà. Non è un caso, caro zio, che un attimo prima di perdere i sensi, mi interrogavi ancora una volta – esattamente come quando ero bambino – ma stavolta con la più ardua delle domande: Secondo te, qual è il senso della vita? Noi non ce lo chiediamo mai: ma qual è il senso della vita? Mi hai detto che non veniamo al mondo per caso, veniamo al mondo perché una Volontà superiore ci ha creati, convinto che solo l’ordine e non il caos animasse la nostra esistenza mi hai detto che per te era importante RIMANERE INTEGRI, FEDELI A SE STESSI E LIBERI. LIBERI hai sottolineato”. Vincenzo Di Gloria ha continuato: “Dio stesso ci ha donato il libero arbitrio ma mi hai detto anche che essere liberi non vuol dire fari chiddu ca si voli, mi hai ricordato che la vita va onorata con impegno, dedizione, stupore e amore incessanti. per te la vita era un’affascinante ricerca, era offrire a Dio il tuo impegno”. Vincenzo Di Gloria ha concluso: “Ed è stato proprio in quell’attimo sul mio ‘zio sono perfettamente d’accordo con te’che tu hai chiuso gli occhi. Mi hai salutato così, con il compito di ricercare ancora con stupore il significato di una vita per nulla scontata, ricordandomi di vivere compiutamente e andandotene in silenzio con quel velo di rigore squarciato dai tuoi occhi colmi di dolcezza. GRAZIE ZIO PER L’ESEMPIO. GRAZIE ZIO PER L’AMORE CHE CI HAI DONATO”. Lunghi applausi al termine dei due discorsi. Subito dopo, don Osvaldo Brugnone ha dato lettura del telegramma inviato da suor Maria Chiara Adamo, Madre Generale Ancelle Riparatrici. All’uscita del feretro dalla chiesa, la banda musicale cittadina “Maestro Vincenzo Ligambi” ha intonato il canto “Madre io vorrei” di Pierangelo Sequeri. Subito dopo, verso le ore 17,30, il corteo funebre è partito alla volta del cimitero. La sepoltura di padre Marotta nella tomba di famiglia è avvenuta alla luce dei fari del carro funebre e di un altro automezzo della stessa agenzia di pompe funebri visto che, nel frattempo, era arrivato il buio della sera. GAETANO MILINO
COLLETTA ALIMENTARE 2024. Numeri molto positivi anche all’Edizione 2024 della Colletta Alimentare.
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