L’11 gennaio ricorre l’anniversario del catastrofico terremoto del 1693 che distrusse parte della Sicilia orientale. Le distruzioni più gravi si ebbero nella zona sud-orientale dell’isola in quelle che oggi sono le province di Catania, Siracusa e Ragusa. Furono coinvolte anche aree di grande importanza economica e culturale come Catania, Siracusa, Noto e Caltagirone. Questo evento naturale è passato alla storia come il terremoto della Val di Noto.
Il terremoto colpì in due riprese, in due giorni diversi. Venerdì 9 gennaio 1693 i danni furono gravissimi in centri come Augusta, Avola (l’attuale Avola Vecchia), Noto (l’attuale Noto Antica), Floridia e Melilli, dove crollarono molti edifici. Gravi danni e crolli interessarono anche Catania e Lentini. Domenica 11 gennaio 1693 una seconda scossa di magnitudo 7.4 sconquassa tutta la Sicilia orientale, distruggendo totalmente oltre 45 centri abitati provocando circa 60 mila vittime e dando vita nello Jonio a un devastante maremoto le cui onde arrivarono fin nelle coste della Grecia.
Anche se marginalmente, Barrafranca (EN) fu colpita da quella terribile scossa sismica. Notizie dell’evento li ritroviamo nel libro dello storico barrese don Luigi Giunta “Brevi cenni storici su Barrafranca” (1928). Lo storico parlando di alcune date importanti per il paese scrive: “1693- scosse terribili di terremoto funestano la Sicilia. Un documento dell’Arch. Parr. ci riferisce che il movimento tellurico abbatté la chiesa di Maria SS. della Stella, che in breve tempo fu riedificata e benedetta nel 1699”. Colpita dal sisma fu Piazza Monastero, l’attuale Piazza Fratelli Messina. Non solo la chiesa Maria SS. della Stella, che allora era anche nominata di S. Alessandro, anche parte della vecchia chiesa Madre (nel 1933 gli ultimi ruderi furono definitivamente distrutti), subì dei danni.
In Lettera del beneficiale don Antonino Li Favi inviata all’Ill.mo Marchese don Andrea Statella (signore di Spaccaforno, attuale Ispica ragusano) che trovasi a Roma nel collegio dei P.P. Gesuiti, per informarlo minutamente dei danni arrecati dal terremoto dell’11 gennaio 1693 alla Sicilia, specialmente nelle città e nelle terre comprese nella Val Demone e Val di Noto. Tale lettera spedita da Palermo, ove il Li Favi si trovava per conferire col Marchese padre don Francesco III Statella, si legge che una terza parte del paese di Barrafranca scomparse.
Parlando sempre chiesa Maria SS. della Stella, lo storico cita parla documento dell’Arch. Parr. il quale informa che, in quell’occasione, l’immagine di rilievo (o statua?) di Maria SS. della Stella sia stata portata nella vecchia chiesa Madre in attesa che la chiesa fosse ricostruita. Ciò fu possibile grazie alle elemosine dei fedeli a cui si aggiunsero i redditi dei legati che, per ordine dell’Autorità Ecclesiastica, furono devolute alla costruzione della chiesa, completata nel 1699. Non sappiamo se in quell’occasione ci furono morti o feriti. Lo storico Giunta ricorda che, a seguito di ciò, nel 1694 l’allora Vescovo della Diocesi di Catania, mons. Riggio, ordinò che “ogni domenica alle ore 21 si suonino le campane a morto” in ricordo del terremoto. RITA BEVILACQUA